La percezione che spesso
si ha sulla sanità italiana è quella di un servizio che non funziona con la dovuta efficienza.
Le azioni legali contro
i medici in Italia tendono ad aumentare di anno in anno ed il loro numero si
aggira intorno alle 15.000 cause all'anno, con conseguenti gravi perdite
economiche per il sistema sanitario nazionale, costretto a spendere oltre
miliardi di euro per risarcire tutti i pazienti danneggiati da errori
terapeutici o diagnostici. Ciò ha reso anche difficile trovare compagnie assicurative disposte a
sopportare il rischio dei crediti pecuniari collegati a casi di negligenza
medica.
Indubbiamente la
ragione di quanto sta accadendo va ricercata nel modo di guardare all’attività
medica. Se in passato, il medico aveva l'obbligo di utilizzare tutti i mezzi
disponibili per raggiungere il risultato senza essere legalmente obbligato a
raggiungerlo, oggi il medico è sempre più spesso chiamato a rispondere di un
risultato, secondo quelle che sono le aspettative del paziente.
La disciplina della
responsabilità medica italiana differisce rispetto alle sempre più variegate
esperienze internazionali. Di fronte a sistemi giuridici profondamente diversi,
di civil law e di common law, anche le leggi sulla responsabilità medica non
potevano non risultarne influenzate.
Dal punto di vista
processuale, in Italia i casi di malpractice medica (sia per i procedimenti
penali che civili ) sono trattati in 3 gradi di giudizio: Tribunale, Corte
d'appello e Corte di Cassazione. Il medico può essere contemporaneamente
perseguito sia in sede penale che in sede civile e se il paziente subisce un
danno per effetto di un suo errore, legato con nesso causale alla sua condotta,
il medico potrà essere ritenuto penalmente responsabile per lesioni personali
colpose. In sede civile invece il medico sarà tenuto al risarcimento del danno.
La condotta del medico
viene valutata alla luce dei parametri di diligenza, prudenza e perizia ed il
medico potrà essere ritenuto responsabile di un danno laddove abbia, in
violazione di questi parametri, commesso il fatto con colpa lieve o colpa
grave. Questa distinzione non si applica nei sistemi di common law.
In Italia non esiste un
codice di leggi specifiche per il rapporto medico-paziente. Il medico assume un
obbligo contrattuale nei confronti del paziente e tale contratto si perfeziona al
momento della accettazione da parte del paziente del ricovero in ospedale o
anche delle semplici cure. Vi è un termine di 10 anni per poter agire nei
confronti di un medico in Italia, rispetto ai due anni previsti ad esempio dalla
legislazione statunitense.
Rilievo assume anche la
disciplina sul consenso informato.
In Italia, nessuno può
essere costretto a sottoporsi a qualsiasi trattamento medico senza il suo
consenso. Il trattamento medico è obbligatorio o quando una persona è
considerata in condizioni di elevata disagio psichico o laddove vi siano situazioni
di emergenza, ed il paziente non è in grado di esprimere il proprio consenso. L’obbligo
di acquisire il consenso del paziente rientra nel più generale dovere di
informazione sulla natura e sui rischi connessi al trattamento che grava sul
medico. Se l'informazione è mancante, in tutto o in parte, ci sarà una
responsabilità di omissione colpevole da parte del medico. Tali principi sono simili
a quelli utilizzati negli Stati Uniti ma diversa è la loro applicazione in
Italia.
Si tratta di dati che
inducono ad identificare il limite principale della sanità italiana,
rappresentato dal fatto che non esiste uno specifico sistema di controllo che
consenta di valutare l' ampiezza dei casi di malasanità. Una soluzione al
problema potrebbe essere l'introduzione di un sistema di risoluzione
stragiudiziale delle controversie, basato ad esempio sull'esperienza tedesca, o
anche sulla esperienza svedese (con l’istituzione di un fondo patrimoniale di assicurazione dei
pazienti vittime di errori medici), unita ad una riforma del sistema
giudiziario italiano in materia di malpractice medica contenzioso.
L'Avv. Donatella Sicomo è un avvocato penalista associato che lavora all’interno del Dipartimento di Contenzioso, Diritto Penale e Diritto Assicurativo. Donatella Sicomo ha conseguito un diploma di specializzazione nelle professioni legali (indirizzo giudiziario – forense), e sviluppato, nel tempo, la propria professionalità nella gestione di casi di diritto penale internazionale in particolare in casi di Immigrazione clandestina, negligenza medica e traffico internazionale di droga. Si è qualificata come avvocato presso l’Ordine degli Avvocati di Palermo nel 2005 e ha svolto un corso di specializzazione post laurea nelle professioni legali indirizzo giudiziario - forense. Donatella Sicomo, è un avvocato associato che si occupa quotidianamente di casi connessi al diritto penale italiano ed internazionale. Ha lavorato a casi importantiriguardante mandato di arresto europeo, esecuzione di misure cautelari da eseguire all'estero e nel trattare questioni che hanno coinvolto traffici di opere d'arte a livello internazionale. Inoltre si è specializzata nello svolgimento indagini di rilievo su sinistri stradali con vittime, per reati informatici, per indagini su reati economici, nonché di responsabilità medica e per rilevare tracce di reato in casi di stalking e violenze alle persone in genere e ai minori in particolare.
Infine Donatella Sicomo si occupa di alcuni casi di nuova generazione legati diritto penale alla contrattualistica informatica, volta alla protezione del segreto industriale e alla protezione e difesa delle innovazioni.